A Cura del Dr. Luigi Laino

Direttore de Latuapelle.it

 

DEFINIZIONE

La Balanite plasmacellulare di Zoon, descritta per la prima volta nel 1952, è una malattia cronica infiammatoria non infettiva ad eziopatogenesi sconosciuta a carico della mucosa del glande; sovente può presentarsi a ridosso fra la corona del Glande e il Foglietto prepuziale interno: in questo contesto viene identificata come Balanopostite Plasmacellulare di Zoon.
Alcune recenti determinazioni scientifiche hanno proposto il termine di Balanite idiopatica infiammatoria non cicatriziale o Mucosite-Dermatite idiopatica linfoplasmacellulare per descrivere quadri racchiusi in un gruppo di patologie specifiche, aventi lievi differenze cliniche ed istopatologiche.

ETIOPATOGENESI ED EPIDEMIOLOGIA

La Balanite di Zoon è una diagnosi relativamente comune in Dermatologia, soprattutto a carico delle fasce d’età più avanzate (dai 40 anni in su); la sua natura è controversa e le descrizioni delle sue caratteristiche istopatologiche nei libri di testo attuale della dermatopatologia variano considerevolmente. La patologia può interessare entrambi i sessi (nel sesso femminile si parla di Vulvite di Zoon).

PRESENTAZIONE CLINICA

La Balanite di Zoon è caratterizzata da una macchia di colorito rossastro ed aspetto “laccato” a carico della mucosa del glande e/o del foglietto prepuziale interno, delimitata da un margine sfumato, che non offre alcuna consistenza alla palpazione; tale macchia può risultare essudante e/o erosiva.
Il paziente solitamente denuncia una “macchia rossa” che si ingrandisce modestamente nel tempo e che è resistente alle varie terapie “ex adiuvandibus” (cioè effettuate senza diagnosi): nella storia clinica del paziente si annovera solitamente l’utilizzo di creme cortisoniche o antimicotiche, nella presunzione di un’infezione, la quale di fatto non sussiste in questa malattia dermatologica.

ASPETTI ISTOPATOLOGICI

A livello istologico i reperti della Balanite di Zoon possono essere piuttosto variabili in base allo stato e al grado di severità e sono caratterizzati da un lieve ispessimento dell’epidermide, paracheratosi e pattern infiammatorio di tipo lichenoide caratterizzato da linfociti e plasmacellule. In casi più avanzati si arriva addirittura alla atrofia o alla scomparsa dello strato superficiale dell’epidermide, a spongiosi ed erosioni superficiali, caratterizzati da denso infiltrato infiammatorio.

DIAGNOSI DIFFERENZIALE

La prima diagnosi differenziale che deve essere portata, è anzitutto con la Eritroplasia di Queyrat, la quale preconfigura un carcinoma in situ e quindi una lesione ad alto rischio; altre diagnosi differenziale prevedono, balaniti / balano postiti infettive di tipo essudativo, psoriasi del glande, lichen ruber planus erosivo, lichen sclerosus in fase iniziale ed infiammatorio, dermatite da contatto e non ultimo, un eritema fisso da farmaci; ancora, forme di pemfigoide cicatriziale e sinechiante, pemfigo, Sindrome di Lyell, Eritema tossico, Sifilomi iniziali, carcinomi invasivi del glande possono essere associate ad un reperto clinico di presunta Balanite Plasmacellulare di Zoon.

PERCHÉ LA DIAGNOSI CORRETTA È ESSENZIALE

Il primo step per identificare una Balanite di Zoon è quello di differenziarla immediatamente – fra le altre possibilità diagnostiche – da una Eritroplasia di Queyrat:
Quest’ultima patologia dermatologica difatti, rappresenta un vero e proprio carcinoma in situ, mentre, la Balanite di Zoon è da considerarsi una patologia benigna, sebbene e solo in pochi casi si sia descritta una sindrome “overlap” fra le due malattie – ovvero – la coincidenza delle stesse patologie in un unico soggetto.
La diagnosi è quindi fondamentale; la Balante di Zoon difatti può essere considerata un patologia a sé stante, ma non di rado essa è stata inquadrata – probabilmente ed in modo erroneo nelle prime fasi di altre malattie dermatologiche.

COME SI EFFETTUA LA DIAGNOSI

La diangosi è eminentemente clinica, ma la certezza diagnostica può essere condotta solo e soltanto mediante biopsia cutanea ed esame istologico, effettuabile in sedazione locale e della durata di pochi minuti.

PROGNOSI

La Balanite di Zoon, è una patologia cronica o ad andamento cronico recidivante; nonostante venga descritta in diversi testi di dermatologia come non curabile o refrattaria ad i trattamenti, ad oggi con nuovi approcci terapeutici è possibile in termini generali modificare il decorso di questa malattia.

TERAPIE

Fino a qualche tempo fa si pensava che l’unico approccio per trattare una balanite plasmacellulare di Zoon fosse la circoncisione; con l’ablazione chirurgica di tutto il prepuzio, si era osservato difatti, un certo grado di miglioramento della patologia stessa.
Ad oggi con l’ingresso di nuove terapie strumentali e topiche, tale intervento non dovrebbe essere considerato più di prima scelta, lasciando libero, l’approccio a metodiche più conservative, le quali però ricordiamo, non possono prescindere dal prelievo bioptico che è e rimane presidio fondamentale per la corretta diagnosi.
Fra le recenti introduzioni in campo terapeutico si annoverano in primis quelle terapie ablative Laser (CO2 ed Erbium-YAG in primis) in grado di impattare notevolmente ed in modo conservativo le lesioni attive, senza ricorrere più agli approcci chirurgici.
Fra le introduzioni terapeutiche topiche si citano inoltre, anche se in via sperimentale e in virtù della presenza di diverse citazioni scientifiche in oggetto, gli Immunomodulatori topici possibili anche in associazione alla Laserterapia, sebbene esistano alcuni pareri discordanti sull’utilizzo di questi ultimi presidi.

CONCLUSIONI

La Balanite Plasmacellulare di Zoon è una patologia benigna, ma che può essere misconosciuta e quindi confusa con altre patologie dermatologiche più severe; per tale ragione è necessario l’ottimo inquadramento specialistico Dermatologico per poter affrontare nella maniera corretta questa malattia cutanea.

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